lunedì 17 maggio 2010

ENERGIE ALTERNATIVE O TRADIZIONALI-IL PUNTO

Dopo circa un anno dalla nascita di questo spazio è necessario tentare una sintesi su tutto ciò che abbiamo ascoltato letto e discusso in merito a queste diverse fonti energetiche e sulle strade indicate come le più opportune per il nostro futuro energetico, a breve, medio e lungo termine.

Innanzitutto vi è un sostanziale accordo di tutti nell’affermare che al più presto occorre affrancarsi dalle fonti energetiche a base carbonio (petrolio, gas, carbone). Questo perche:

1- Sono le maggiormente inquinanti

2- Il loro picco di produzione è in discesa e se non si provvede con urgenza (a breve) a sostituirle si rischia, oltre ad un inquinamento non più accettabile, una crisi economica di proporzioni gigantesche (il carbone è la risorsa che potrebbe durare ancora più a lungo, ma è il maggiormente inquinante ed ai crescenti costi di estrazione si dovrebbero aggiungere quelli per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica prodotta.)

3- Per quanto riguarda il petrolio esso è necessario nella produzione di moltissimi materiali per noi preziosi, per cui è assolutamente demenziale sprecarlo per autotrazione o per produzione di energia.

Cerchiamo ora di valutare le possibili alternative:

Per quanto riguarda la FISSIONE NUCLEARE essa pare richiedere tempi di realizzazione intorno ai dieci/quindici anni e passato questo tempo non garantirebbe che una copertura parziale del fabbisogno energetico. Oltre ai costi della materia prima (uranio) che occorre valutare anche in territorio occupato nei siti di estrazione e nei costi crescenti per l’estrazione di nuovo materiale fissile nonché in costi di smantellamento (altissimi, oltre dieci volte quelli di costruzione e di esercizio) non si può non considerare il problema delle scorie prodotte che attualmente non è ancora stato risolto e rischia di lasciare in eredità ai nostri figli una bomba-ecologica spaventosa.

La ricerca sulla FUSIONE NUCLEARE sta tentando di realizzare alcuni esperimenti che però fin’ora hanno come risultato (anche se si arrivasse ad una produzione costante) costi altissimi, di gran lunga superiori all’energia potenzialmente prodotta. Comunque, anche trovando una soluzione a questi problemi in termini temporali occorrerebbero non meno di cinquant’anni, forse anche il doppio ed alcuni scienziati dubitano che ciò sia comunque realizzabile.

A questo punto pare che l’unica strada realisticamente percorribile a breve, medio e lungo termine sia lo sviluppo e la realizzazione di tecnologie alternative, in gran parte già operanti, ma in scala troppo ridotta per dare il necessario contributo alla soluzione del problema energetico.

Poiché ognuna di esse ha problemi di costanza nella produzione (il sole di notte non c’e, il vento non tira costantemente ecc) la soluzione è l’utilizzo contemporaneo di molte tecnologie differenti e la loro integrazione in una rete di produzione energetica che contrariamente a quelle attuali che vanno dall’alto verso il basso, vada in senso opposto.

E questo è il vero nodo cruciale poiché in Italia, ad esempio, l’ENEL fino ad oggi aveva sviluppato la creazione di energia centralizzata che veniva poi distribuita localmente (tra l’altro con la necessità di produrre elettricità ad alto potenziale per poi ridurlo man mano che si avvicinava all’utilizzazione, con una perdita energetica decisamente colossale). Ora occorre fare l’opposto, cioè produrre localmente piccole quantità per poi integrarle in reti di distribuzione. E questo significa avere il coraggio di cambiare radicalmente. Ma c’è questo coraggio?

Occorre anche considerare che producendo localmente energia, chi la produce innanzitutto si renderebbe autosufficiente per una percentuale molto alta, ed il surplus prodotto andrebbe ad integrare chi in quel momento non ne produce abbastanza per cui alla fine l’intero processo arriverebbe ad una sostanziale autosufficienza.

Per chi dice che queste sono fantasie, perché non prova a dare un’occhiata a quelle realtà (lo ammettiamo, per ora poche) che già ora hanno realizzato tutto questo? (Clicca qui per dare un'occhiata) Citiamo ad esempio la cooperativa “LA FABBRICA DEL SOLE” che in quel di Arezzo ha sviluppato “HYDRO-LAB”, una struttura completamente autosufficiente da ogni punto di vista energetico e quindi non allacciata ad alcuna utenza, “OFF-GRID” cioè appunto autosufficiente. E come “batteria” di scorta per i periodi in cui le tecnologie adottate non sono autosufficienti nei periodi di maggior produzione energetica tramite l’idrolisi crea e stocca IDROGENO.



Maurizio Vicinelli

ENERGIE ALTERNATIVE O TRADIZIONALI-IL PUNTO

Dopo circa un anno dalla nascita di questo spazio è necessario tentare una sintesi su tutto ciò che abbiamo ascoltato letto e discusso in merito a queste diverse fonti energetiche e sulle strade indicate come le più opportune per il nostro futuro energetico, a breve, medio e lungo termine.

Innanzitutto vi è un sostanziale accordo di tutti nell’affermare che al più presto occorre affrancarsi dalle fonti energetiche a base carbonio (petrolio, gas, carbone). Questo perche:

1- Sono le maggiormente inquinanti

2- Il loro picco di produzione è in discesa e se non si provvede con urgenza (a breve) a sostituirle si rischia, oltre ad un inquinamento non più accettabile, una crisi economica di proporzioni gigantesche (il carbone è la risorsa che potrebbe durare ancora più a lungo, ma è il maggiormente inquinante ed ai crescenti costi di estrazione si dovrebbero aggiungere quelli per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica prodotta.)

3- Per quanto riguarda il petrolio esso è necessario nella produzione di moltissimi materiali per noi preziosi, per cui è assolutamente demenziale sprecarlo per autotrazione o per produzione di energia.

Cerchiamo ora di valutare le possibili alternative:

Per quanto riguarda la FISSIONE NUCLEARE essa pare richiedere tempi di realizzazione intorno ai dieci/quindici anni e passato questo tempo non garantirebbe che una copertura parziale del fabbisogno energetico. Oltre ai costi della materia prima (uranio) che occorre valutare anche in territorio occupato nei siti di estrazione e nei costi crescenti per l’estrazione di nuovo materiale fissile nonché in costi di smantellamento (altissimi, oltre dieci volte quelli di costruzione e di esercizio) non si può non considerare il problema delle scorie prodotte che attualmente non è ancora stato risolto e rischia di lasciare in eredità ai nostri figli una bomba-ecologica spaventosa.

La ricerca sulla FUSIONE NUCLEARE sta tentando di realizzare alcuni esperimenti che però fin’ora hanno come risultato (anche se si arrivasse ad una produzione costante) costi altissimi, di gran lunga superiori all’energia potenzialmente prodotta. Comunque, anche trovando una soluzione a questi problemi in termini temporali occorrerebbero non meno di cinquant’anni, forse anche il doppio ed alcuni scienziati dubitano che ciò sia comunque realizzabile.

A questo punto pare che l’unica strada realisticamente percorribile a breve, medio e lungo termine sia lo sviluppo e la realizzazione di tecnologie alternative, in gran parte già operanti, ma in scala troppo ridotta per dare il necessario contributo alla soluzione del problema energetico.

Poiché ognuna di esse ha problemi di costanza nella produzione (il sole di notte non c’e, il vento non tira costantemente ecc) la soluzione è l’utilizzo contemporaneo di molte tecnologie differenti e la loro integrazione in una rete di produzione energetica che contrariamente a quelle attuali che vanno dall’alto verso il basso, vada in senso opposto.

E questo è il vero nodo cruciale poiché in Italia, ad esempio, l’ENEL fino ad oggi aveva sviluppato la creazione di energia centralizzata che veniva poi distribuita localmente (tra l’altro con la necessità di produrre elettricità ad alto potenziale per poi ridurlo man mano che si avvicinava all’utilizzazione, con una perdita energetica decisamente colossale). Ora occorre fare l’opposto, cioè produrre localmente piccole quantità per poi integrarle in reti di distribuzione. E questo significa avere il coraggio di cambiare radicalmente. Ma c’è questo coraggio?

Occorre anche considerare che producendo localmente energia, chi la produce innanzitutto si renderebbe autosufficiente per una percentuale molto alta, ed il surplus prodotto andrebbe ad integrare chi in quel momento non ne produce abbastanza per cui alla fine l’intero processo arriverebbe ad una sostanziale autosufficienza.

Per chi dice che queste sono fantasie, perché non prova a dare un’occhiata a quelle realtà (lo ammettiamo, per ora poche) che già ora hanno realizzato tutto questo? (Clicca qui per dare un'occhiata) Citiamo ad esempio la cooperativa “LA FABBRICA DEL SOLE” che in quel di Arezzo ha sviluppato “HYDRO-LAB”, una struttura completamente autosufficiente da ogni punto di vista energetico e quindi non allacciata ad alcuna utenza, “OFF-GRID” cioè appunto autosufficiente. E come “batteria” di scorta per i periodi in cui le tecnologie adottate non sono autosufficienti nei periodi di maggior produzione energetica tramite l’idrolisi crea e stocca IDROGENO.



Maurizio Vicinelli